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Massimiliano Manna

Massimiliano Manna, in arte “Manama”, ha avuto natali a Locarno in Svizzera nel luglio
1973. A 12 anni, trasferitosi con la famiglia a Bergamo, si avvicina al mondo artistico ed, in
particolare, alla pittura, essendone attratto grazie all'ammirazione per il fratello Renzo,
grafico e pittore impressionista. Massimiliano esplora prestissimo i confini di questo mondo
affascinante, fatto di pennelli, oli, diluenti e passione. Dopo aver intrapreso un percorso di
apprendistato con successive collaborazioni presso laboratori di noti mastri vetrai,
decoratori e orafi, nel 2000 apre egli stesso un laboratorio artigianale. In seguito, sente
‘emergere l'esigenza di guardarsi meglio dentro e, per farlo, ampliare rizzonti anche
geografici, volendo cercare la sua dimensione artistica. Intraprende viaggi che ne segnano
il carattere e rinnovano il modo di vedere e sentire il dipinto, prima a Londra, poi ad
Edimburgo, fino a quando, nel 2005, si trasferisce a Miami (USA). Nel 2017 torna in Italia
e, rafforzato dalle esperienze estere, sposta decisamente il baricentro del suo operato
artistico. Arriva all'attuale rivolgimento stilistico, che si declina in due filoni principali:

* la figura, con una componente ritrattistica e frequenti nudi;

* le opere di richiamo “POP”, con recupero di oggetti vintage (come telefoni, scarpe
da tennis ed altro) resi su sfondi monocromi, per rafforzare i primi piani cromatici
che prendono fortemente la scena, producendo una forte enfasi visiva che ne
esalta la struttura compositiva-formale.

Per quanto riguarda la pittura di figura e, soprattutto, i nudi femminili, è straordinaria la
scioltezza dei corpi, la loro disinvoltura nel proporsi, spesso in modo dissacrante e non
scontato, ma giocoso e sbarazzino. Il disegnato è eccellente, sicuro, ben oltre l’immagine
cartolina. Una capacità esecutiva che l'artista ha saputo conquistarsi rapidamente per la

i ione innata ed, anche, per la scelta fondamentale di utilizzo di modelli dal vero.
posa sono ragazze dai corpi adolescenziali, che vestono tatuaggi di tendenza
o abbigliamenti carnevaleschi che ne esaltano le nudità. Da questi corpi giovanili emerge
una fragilità emotiva, da leggersi fra le righe dell’ostentazione apparente. In questi nudi si
scorge l'irrequietezza, l’insicurezza, lo smarrimento della donna contemporanea: lo si
legge nei colori diafani, spesso tendenti al monocromo, in un disegnato vicino al fumetto,
pur senza mai arrivarci veramente. Le cromie aumentano il senso malinconico anche se,
poi, tutto si ribalta e la plasticità dei corpi che, esibiti in pose spesso scanzonate e festose,
raccontando la giovinezza e l’impeto passionale che li pervade. Sono immagini, quindi,
che sdoganano il dualismo contraddittorio che è la forza di questa pittura: i corpi inquieti
dialogano con la fragilità della psiche, che l'artista coglie inevitabilmente nelle sue intime
pulsioni quale lascito del tempo presente. In questa tensione, fra l'emozione dell'immagine
e l’emotività del pensiero, appare la bellezza senza veli, spregiudicata. Emerge qui il
valore e la validità del proponimento artistico, che è novità da sostenere perché linguaggio
che ci penetra dentro inducendoci emozioni accompagnate da significativi elementi di
riflessione.

mana1.tif
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